Alla deriva tra i mondi

Di bolle di mondi incastonate in una matrice comune. Di oggetti, incubi, idee e frasi fatte che non hanno origine né probabilmente destinazione. Di oziosi e arguti pomeriggi passati al porto, guardando l’oceano e l’orizzonte lontano.

Uno dei loro posti preferiti era l’ultimo, piccolo molo di pietra del porto, là dove ormai attraccava solo qualche tartana, e solo se non trovava spazio tra i moli centrali, più comodi e meglio collegati con le arterie di Vadhe. Sotto a una torre diroccata e appena prima del promontorio roccioso, l’acqua era insolitamente pulita e da lì i Tre lasciavano penzolare le gambe con i piedi che sfioravano l’acqua o, a seconda della marea, s’immergevano appena nell’oceano. Talvolta si presentava loro, in lontananza, il raro spettacolo di un drago marino che saltava fuori dalle acque come un delfino, allargava le grandi ali blu e spiccava il volo in silenzio, verso il mare aperto. Morlon chiamava quel posto il Molo dei Filosofi, giacché il rumore della risacca e lo stridio dei gabbiani ispiravano discorsi profondi e a volte surreali, distaccati. All’imbrunire, le stelle ammiccavano e la massa scura dell’acqua si fondeva quasi con il cielo, appena tinto del rosso del sole ormai tramontato, in una rappresentazione spettacolare della vastità dell’orizzonte e delle proporzioni tra la natura e l’essere umano.

[leggi il racconto]

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Oltre lo Specchio, oltre la solidarietà

Oltre lo Specchio è la terza antologia solidale a cui ho partecipato (e in questo momento sto lavorando a una quarta), per cui ho avuto occasione di ragionare sull’utilità di esprimere e convogliare la solidarietà attraverso il libro, questo strano oggetto che è arte ma anche prodotto, che si legge in una serata ma che resta anche sullo scaffale della libreria o nel lettore ebook per anni.

Sicuramente in un panorama culturale come il nostro, il ricavato di un libro di una CE medio-piccola o self è molto piccolo, una goccia in un mare. Iniziative di supporto da parte di aziende possono essere immensamente più utili nel raccogliere fondi. Ma un’iniziativa come Oltre lo Specchio si affianca alle altre, non le sostituisce. È un’operazione molto diversa, perché è costruita anche e soprattutto per sensibilizzare il pubblico attraverso arte e narrazione. Non si tratta solo di chiedere un contributo per una causa, ma di ragionare a modo nostro – tramite racconti e illustrazioni – e porre delle questioni ai lettori, che attraverso il percorso dell’antologia sono invitati all’interno del discorso, dentro il problema. Il lettore non è solo un consumatore che comprando Oltre lo Specchio aiuta Amnesty International a raccogliere qualche soldino, diventa un elemento attivo del discorso sui diritti umani ogni volta che prende in mano l’antologia o la mostra a qualcuno.

Per questo credo che valga davvero la pena di portare avanti progetti come Oltre lo Specchio, indipendentemente dalla considerazione, a volte amara, che così non si raccolgono certo milioni di euro e che non c’è un ritorno di immagine tale da giustificare lo sforzo di produrre antologie di questo tipo. È parte dell’idea senza tempo che arte e cultura sono dentro la società e che sono orientate anche a produrre un progresso civile, umano.

In Oltre lo Specchio, edito dalla Dark Zone, troverete dieci racconti incentrati sul tema dei diritti umani:

Agenzia Nove di Andrea Marinucci Foa e Manuela Leoni
Alienazione di Linda Talato e Vincenzo Romano
Autonoe di Lily Lorenzini
Broken di Alastor Maverick e L.A. Mely
Il giardino delle parole di Angela M. Perri
Libero arbitrio di Andrea Venturo
Mavis e il Millenario di E. L. Reid
No 1 di Bellard Richmont e Marko D’Abbruzzi
La bara di cristallo di Irene Trabucchi
Exit di Angela M. Perri

Ogni racconto ha una propria illustrazione, oltre alla copertina dell’opera, di Antonello Venditti.

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Oltre lo Specchio

Violenza, guerra, discriminazione, razzismo e sessismo, disuguaglianza si nutrono dello stesso vizio delle società umane: l’ingiustizia.
Solo una società in cui l’uomo cerchi la giustizia, nel suo significato più ampio, può contrastare il dilagare di questi orrori, perché la giustizia sociale è uguaglianza, integrazione, rispetto e solidarietà. Forse non esiste un modo universale di realizzarla, forse è la ricerca della giustizia sociale ad essere la sola strada percorribile, nel non lasciare nessuno indietro, non negare dignità delle persone, dare la parola alle vittime e mettersi nei panni dell’altro. Seguendo questa strada probabilmente non si raggiungerà mai una meta, visto che un’umanità in pace è pura utopia, ma si eviteranno tanti drammi. In questo senso, la giustizia dovrebbe essere considerata una direzione più che un progetto.

Non solo la politica, che nella sua espressione più alta insegna a “pensare agli altri oltre che a se stessi, al futuro oltre che al presente”, ma anche la migliore cultura, con l’arte, la scuola, il teatro, il cinema, la musica e la letteratura, è in prima linea nel contrasto all’ingiustizia sociale, alla violenza e alle disuguaglianze.

Nell’estate 2020, con Senza Confine, abbiamo contribuito all’antologia Mari Aperti che sta raccogliendo fondi per l’ONG spagnola Open Arms, al fine di portare soccorso nel Mediterraneo. Mentre stiamo ancora lavorando al progetto 2021 di Senza Confine, abbiamo dato il nostro piccolo contributo anche a un secondo progetto sociale: Oltre lo Specchio, che invece destinerà ogni ricavo a Amnesty International. Questi contibuti sono solo una goccia in un mare, ma i mari non sono fatti da tante, tantissime gocce?

Il nostro contibuto a Oltre lo Specchio è stato di squadra e ha coinvolto quattro elementi del gruppo Pixies in the Lab, ed è un racconto breve di Andrea Marinucci Foa e Manuela Leoni, editato da Jill Parker e illustrato da Giulia Darcy Rosati, che si intitola Agenzia Nove.

L’idea di partenza di Agenzia Nove si può sintetizzare con l’antico principio ebraico per cui chi uccide un uomo sta uccidendo l’umanità intera. Se ogni uomo è parte della stessa matrice, il nazionalismo esasperato e xenofobo che oggi prende il nome di “sovranismo” mina alle fondamenta il nostro comune destino. Odiare l’altro, combatterlo, sfruttarlo, emarginarlo può costituire una forma particolarmente ottusa di autolesionismo.
Chi, armato di notizie false e strumentali, urla furiosamente tutti i giorni negli spazi pubblici contro i rifugiati, contro i neri, contro gli omosessuali e transessuali, contro le persone che seguono altre religioni o nessuna religione, sta spingendo avanti politiche nazionaliste violente, inumane, a protezione di micro-identità che frantumano, giorno dopo giorno, le nostre comunità che sono ormai fortemente plurali.

In Oltre lo Specchio, che uscirà ad Aprile 2021, edito dalla Dark Zone, troverete dieci racconti incentrati sul tema dei diritti umani:

Agenzia Nove di Andrea Marinucci Foa e Manuela Leoni
Alienazione di Linda Talato e Vincenzo Romano
Autonoe di Lily Lorenzini
Broken di Alastor Maverick e L.A. Mely
Il giardino delle parole di Angela M. Perri
Libero arbitrio di Andrea Venturo
Mavis e il Millenario di E. L. Reid
No 1 di Bellard Richmont e Marko D’Abbruzzi
La bara di cristallo di Irene Trabucchi
Exit di Angela M. Perri

Ogni racconto ha una propria illustrazione, oltre alla copertina dell’opera, di Antonello Venditti.

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Titoli fantastici e come trovarli

Le (poche) cose che ho imparato prima che fosse troppo tardi

Titoli fantastici e come trovarli

Il titolo è un elemento fondamentale in un’opera fantastica, anche se talvolta l’editore solleva gli autori da questo fardello e ne suggerisce o ne impone uno tutto suo. Tra tutti i tipi di titolo, quelli più semplici hanno spesso avuto buoni, anzi ottimi risultati, per cui prima di cercare un titolo insolito o ad effetto per la propria opera diamo uno sguardo sulla consuetudine e sulla pratica abituale del titolo fantastico.

A mio avviso un titolo, per funzionare al meglio oltre a dare il senso dell’opera, deve avere un impatto, non deve generare confusione con altre opere e – importantissimo – si deve ricordare senza troppa fatica. Il titolo del mio primo romanzo, “Jacques Korrigan a Brocéliande”, era difficilissimo da ricordare e aveva un richiamo di nicchia che aveva quindi un impatto ridotto. Serviva a dare il via a una serie, a creare un elemento riconoscibile con i futuri “Jacques Korrigan e la Pietra di Artù” e “Jacques Korrigan e la Strada di Pietra”. Fu un errore di notevole portata. Io e la mia deliziosa coautrice lo cambiammo in seconda edizione, avendo cura di lasciare l’originale come sottotitolo. Il titolo che scegliemmo è semplice, nella tradizione del romanzo fantastico e soprattutto non si rivolge solo ai quattro gatti appassionati delle leggende arturiane e del mito bretone: “La Foresta degli Incanti”. Non ne avrei mai scelto uno così banale, prima di inciampare e farmi molto male con il titolo originale.

La maggior parte dei titoli “semplici” si giocano solo su due o raramente tre elementi. Questi elementi sono evocativi, spesso inflazionati e banali, ma insieme devono costituire qualcosa che sia d’impatto e sia facile da ricordare.

Per le armi, abbiamo una vagonata di titoli centrati su spada e lama, diversi su daga, pugnale, bastone e ascia, pochi con lancia e altre armi. Non compaiono quasi mai armi come la mazza (probabilmente per evitare equivoci spiacevoli), il mazzafrusto, la catapulta, l’alabarda o lo stocco. Titoli di best seller come “il Trono di Spade”, “la Spada di Shannara”, “la Lama dei Druidi” funzionano molto bene, mentre probabilmente “la Catapulta di Shannara” o “la Balestra dei Druidi” avrebbero dato qualche problema.

Poi abbiamo le parti del corpo, con in pole position il sangue, l’occhio, l’ala, l’artiglio, la coda, le corna, le zanne e le mascelle. Più raramente compaiono chiome, criniere, zoccoli, creste e pinne, mentre sono sottovalutate nei titoli altre parti come le ginocchia, le orecchie, il naso e il mento. “L’Ala del Drago” è un titolo che si ricorda bene, “la Grigia Criniera del Mattino” uno molto più elaborato e particolare, che includerei tra i titoli complessi.

Per l’architettura e l’urbanistica abbiamo un’inflazione di castelli, fortezze, palazzi, torri, città, villaggi, locande e taverne, tumuli, templi, prigioni, segrete, strade, vicoli e sentieri, tanto che è inutile far degli esempi. Altri elementi compaiono più raramente: i porti, i pozzi, i merli, le guglie, i tetti, gli archi e le volte che pure hanno un potenziale come ne “il Pozzo di Shiuan” e “le Volte di Fuoco”, titoli di tutto rispetto. Si hanno poi anche regni, ducati, contee, imperi e baronie.

Oggetti assortiti, spesso simbolici o magici, come armature, elmi, scudi, sigilli, talismani, amuleti, anelli, scrigni, chiavi, corone, scettri, troni, coppe, calici, pietre, gemme sono molto comuni dei titoli. Non compaiono praticamente mai oggetti meno evocativi, anche se un titolo come “la Settima Caraffa” o “la Grattugia del Negromante” mi indurrebbero a leggere subito la quarta di copertina.

Un discorso a parte andrebbe fatto per la musica, dove arpe e corni vanno per la maggiore, ma dove compaiono anche canti, canzoni, danze e ballate.

Sul piano meteo troviamo soprattutto tempeste, nebbie, ghiacci, arcobaleni, bufere, uragani. Lievi brezze e pomeriggi di sole tirano poco. Nei titoli compaiono abitualmente anche nuvole, lune e stelle.

Gli ambienti naturali sono praticamente tutti ben rappresentati: isole, boschi, foreste, giungle, valli, montagne, fiumi, laghi, mari, praterie, paludi, deserti e profondità abissali. C’è di tutto, senza discriminazioni. Molto utilizzati anche i particolari e le manifestazioni naturali: alberi, tronchi, rami, pietre, sassi, sabbie, terre, fanghi, fiori, spiagge, scogliere, onde, fuochi…

Invece per gli animali, realistici o fantastici, c’è una grandissima preponderanza di quelli con forte carica drammatica ed epica, come draghi, grifoni, lupi, segugi, serpenti, cinghiali, falchi, orsi, cervi e così via, con meno creature comuni – che comunque a volte compaiono – come cani, destrieri, colombe. Quasi mai vengono rappresentati nei titoli animali poco nobili. “Il Sigillo del Bradipo Rampante” o “l’Artiglio Scarlatto del Fagiano” non funzionerebbero molto bene.

Per i ruoli e le professioni, ci sono un’infinità di eredi, principi, principesse, araldi, barbari, guerrieri, stregoni, maghi, incantatori (e varianti assortite), re, imperatori, capitani e soldati, pirati, ladri e assassini, viandanti e reietti. Compaiono talvolta cortigiane, fabbri, mercanti e scudieri ma rarissimamente sono ritenuti degni d’un titolo manovali, contadini, falegnami, scrivani o stallieri. Sul versante dei non umani, si trovano frequentemente fate, elfi, gnomi, nani, orchi, troll e goblin.

Compaiono spesso anche dei concetti drammatici, spesso militari e di combattimento, come la morsa, la stretta, l’agguato, l’assedio, la carica e la fuga, oppure basati su situazioni e sensazioni come il terrore, la disperazione, la desolazione, la solitudine, la tentazione, la morte, il destino, il fato. Nel calderone dei concetti molto gettonati c’è poi la magia, il sortilegio, la stregoneria, la pestilenza, la ribellione, la vittoria e la sconfitta, il ritorno e l’esilio.

Agli elementi base, che ben combinati possono già dare un bel titolo di loro, si aggiungono poi a piacere nomi – possibilmente con un potenziale esotico e una sonorità adatta all’atmosfera – aggettivi e variazioni che danno quel tocco distintivo che arricchisce l’insieme.

Aggettivi sensoriali, basati su luce, colori, suoni e temperatura sono molto utilizzati: freddo, scarlatto, silente, oscuro sono ingredienti abituali di un titolo con una struttura molto semplice. Anche i metalli, come ferro, acciaio, bronzo, argento e oro fanno la loro figura nei titoli e uniscono una sensazione cromatica a una tattile.

Il punto di equilibrio tra un titolo inflazionato e un titolo che non si ricorda è molto sottile e l’unico consiglio che posso dare è quello di scegliere con attenzione e ascoltare molti pareri perché sbagliare è molto facile.

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Come scrivere un romanzo di successo in dieci semplici punti

  1. Per scrivere ti serve una penna e un po’ di carta, ma anche un computer va bene. Solo, non scrivere con la penna sul monitor. Usa la tastiera, che è quell’attrezzo con le lettere sui tasti.
  2. Per scrivere un romanzo ti serve sapere cos’è un romanzo. Se non lo sai, comprane uno a caso. Ti sorprenderà.
  3. Per avere successo, non basta premere tasti a caso o copiare qualcosa che ha scritto qualcun altro. Devi fare qualcosa di originale, ma prima di tutto devi scegliere in che lingua scrivere. Per avere maggiore successo, devi assolutamente scrivere in mandarino. No, quello lì è il limoncello. Posalo. Ecco, bravo. Telefona a qualche associazione, tipo Italia-Cina, e segui un bel corso di cinese mandarino. Cinque anni di lezioni dovrebbero bastare. Se poi non ti senti ancora sicuro, scrivi pure in italiano. Saranno gli editori stranieri a pagare un traduttore.
  4. Sei finalmente pronto a scrivere la tua storia? Bene, hai tutto: un master in mandarino, una tastiera, un romanzo da cui scopiazzare.
  5. Sai già cosa sono l’incipit, l’infodump, la consecutio temporum, il climax? Fa nulla, tanti autori di successo non hanno idea di che roba sia. Invece, esercitati a descrivere le scene esplicite. Prendi un filmato al giorno da pornhub o youporn e descrivilo con dovizia di particolari. Affina lo stile e non ti preoccupare della plausibilità, tanto il tuo pubblico è costituito da lettori: se lo hanno mai fatto, se lo sono scordati da tempo.
  6. Adesso è ora di fare delle scelte importanti. Puoi dividere il testo in capitoli lunghi o corti. Non cambia nulla, ma ai lettori sembrerà una scelta impegnata e pregna di significato. Puoi scegliere anche tra le virgolette caporali e quelle inglesi e se separare i paragrafi tra di loro con un piccolo spazio verticale. Anche qui non cambia nulla e se ti contestano, puoi sempre dire che te lo hanno impaginato così e che tu non eri molto d’accordo.
  7. Una volta finito il romanzo, è ora di revisionarlo. Nelle revisioni, alcuni autori rileggono tutto. Ma è una procedura noiosa. Per far prima, misura la lunghezza del tuo romanzo “in caratteri”, dividi il totale per 3,14, moltiplica quello che ottieni per il numero di lettori al mese che vuoi ottenere diviso 3000 e aggiungi 2000 caratteri per la teiera. Se non hai una teiera non importa, neppure io ho mai capito questa cosa. Taglia il testo a casaccio o integralo per ottenere il numero di battute ottimale secondo questo semplice calcolo e avrai finalmente il definitivo, con cui deliziare le case editrici.
  8. Un testo in “Times new roman” è considerato banale. Prima di spedire alle case editrici, seleziona tutto e mettilo in “Comic sans MS” o in un carattere dotato di forte personalità. Accludi una lettera in cui affermi senza ombra di dubbio che il tuo romanzo straccerà ogni record di vendita e non aver scrupolo a definirti Maestro (con la maiuscola). Evita le frasi di cortesia, gli editori sono gente rude ma sincera e non ci fanno caso.
  9. Se avrai fortuna, verrai contattato da qualche casa editrice molto interessata a pubblicare il tuo lavoro. Se ti chiedono di comprare delle copie della tua stessa opera, acconsenti con benevolenza. Sicuramente le rivenderai senza sforzo grazie alla potenza e audacia della tua prosa.
  10. Ecco, se sei arrivato fin qui, avrai infine capito perché non ci si può proprio fidare dei decaloghi presi dal web.

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Ed ecco a voi “Mari Aperti”.

No, non siamo spariti. Il covid non ci ha ammazzati. Per un anno abbiamo lavorato a un progetto molto ambizioso, che ha visto 21 persone collaborare per un’antologia fantastica che serve a raccogliere fondi per Open Arms. E’ stato il lavoro editoriale più duro che abbiamo affrontato, visto che non abbiamo fatto riferimento a editori, ma abbiamo lavorato a fianco di Maikel Maryn e MalaSpina, per curare questo progetto facendo affidamento solo sulle forze della squadra di autori e illustratori che abbiamo riunito. Tutte persone straordinarie dalla grande professionalità e dall’enorme carica creativa.

Finalmente disponibile l’antologia Mari Aperti, che raccoglie fondi per Open Arms e per le sue attività nel Mediterraneo.

Ecco cosa troverete in Mari Aperti:

  1. In un giorno e una notte di Mauro Longo – illustrato da Pietro Rotelli
  2. Gli orfani di Assalung di Federica Soprani – illustrato da Daniela Giubellini
  3. Sette volte Wodenn di Francesco Lanza – illustrato da Barbara Aversa
  4. Lóng Nǚ, la ragazza-drago di Monica Serra – illustrato da Viviana Marinucci
  5. Pensieri di confine di Jill Parker – illustrato da Giulia Darcy Rosati
  6. L’ultimo grido degli déi di Marta Duò – illustrato da Andrea Piera Laguzzi
  7. Il rifugio del signore del mare di Andrea Marinucci Foa e Manuela Leoni – illustrato da Morgana Marinucci
  8. Aylan a chi?/Quarantesettesimo Parallelo di Alessandro Chiometti – illustrato da Claudio Calia
  9. Mare inferum di Maikel Maryn – illustrato da SoloMacello
  10. Mari di fantasia – saggio di Giorgio Smojver – illustrato da Morgana Marinucci

E una bellissima copertina ad opera dell’illustratrice e autrice fantasy italiana Mala Spina.

Disponibile: tramite Produzioni dal Basso con una donazione di € 3,99 o superiore; su Amazon per Kindle a € 3,99 e in cartaceo a € 14,99.

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Nasce il progetto “Senza Confine”

Negli ultimi tempi la società civile è sotto scacco: i giovani che scendono in piazza ponendo domande sul clima ricevono solo insulti e aggressioni; le poche navi che restano a soccorrere i migranti in fuga sul mediterraneo vengono criminalizzate, poste sotto sequestro, ostacolate in ogni modo. Guerre, librerie date alle fiamme, bambini insultati con epiteti razzisti, croci e rosari branditi come spade in una jihad che ha il diverso come nemico.

Da qui nasce il nostro bisogno di prenderci cura della società, delle persone, impiegando una parte della nostra attività professionale e artistica per un aiuto concreto alle organizzazioni che lavorano sul campo. Abbiamo chiamato questo progetto “Senza Confine” non soltanto perché la nostra prima attività sarà in favore di Open Arms e sosterrà i salvataggi nel Mediterraneo, ma perché miriamo a sconfiggere quel confine interiore che di questi tempi ci costringe nell’impotenza o peggio ancora nell’indifferenza.

Nel concreto, l’antologia fantastica che stiamo curando, e a cui partecipano alcuni tra i più interessanti talenti italiani della fantasy e del weird, raccoglierà fondi per aiutare la ONG spagnola Open Arms con ogni ricavo dalle vendite e mediante un crowdfunding. Nelle prossime settimane, presenteremo gli autori, gli editor, gli illustratori che hanno aderito al progetto.

Stay tuned.

Seguiteci sulla pagina Senza Confine e su Facebook.

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Pixie Tales: verso la versione alpha

Pixie Tales è – o meglio, sarà – un piccolo portale di racconti, interamente ideato, progettato e realizzato da autori per autori. Due i suoi propositi: quello di fornire uno strumento alla promozione degli autori che lavorano sulla promozione attraverso i social media e quello di rifornire il pubblico di brevi storie da leggere sul pc, sul tablet o sullo smartphone. Pixie Tales è un portale non commerciale. È privo di pubblicità, di interazioni competitive interne, ed è progettato per fornire dei consigli agli autori che immettono i loro racconti promozionali.

Tra breve – poche settimane – sarà disponibile online una primissima versione aperta al pubblico, assolutamente sperimentale e aperta ai suggerimenti degli utenti che vorranno provarla.
Ogni autore iscritto avrà una scheda autore, con una presentazione, un’eventuale foto e l’elenco delle sue pubblicazioni. L’autore avrà a disposizione anche dei link al sito, al blog e ai profili social e ogni sua opera potrà essere collegata allo shop online da cui acquistarla.

 

 

 

 

 

I racconti promozionali si immetteranno attraverso la guida di un classico “wizard”.

 

 

 

 

 

Ovviamente, c’è una certa attenzione verso la categorizzazione dei racconti, per fornire al pubblico la possibilità di navigare liberamente tra i generi e i tag e la pagina del racconto è ottimizzata tanto per la lettura quanto per la condivisione sui social.

Per aiutare la promozione, ci saranno statistiche dettagliate sulle visualizzazioni dei racconti, della scheda autore e persino sui link che i visitatori seguiranno verso le pagine esterne, come gli shop dei libri e i profili social degli autori. Al contrario, il sistema di approvazione è appositamente poco complesso. Sarà possibile mettere un like a un racconto, ma i commenti verranno indirizzati a pagine esterne, blog o social, in modo da facilitare la lettura a un pubblico che non deve registrarsi e autenticarsi e da permettere al’autore di gestire il feedback attraverso il suo social media preferito.

 

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Camena

Ad accompagnare la ricerca narrativa di Jill Parker e Morgan Darcy sul mito italico, ecco la musica dei Viandanti del Sole in un live dal Ludika di Viterbo.

“Camena, camena, ultimo dei lumi di Hesperia
Avvolge la mia voce, il passo mio conduce tra le Fonti Sacre Egeria.

Camena, Camena, lo sguardo della terra è quello dei tuo occhi sai?
Capelli di rugiada avvolgono i misteri che rivelerai
Profumo di nebbia inebria le menti di chi ti troverà
Ninfee sfumano le tue forme velate.

Camena Camena, non volgere lo sguardo verso me
Camena, Camena, non lasciare la mia visione
Non versare lacrime il Fato ho visto in te
La mia vita è valsa per vederti innanzi a me.”

Musica, testo, arrangiamento: Viandanti del Sole
Voce: Sherhyan
Violino e Voce: Winter
Arpa Celtica e Voce: Jill

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