I Racconti delle Fate

I Racconti delle Fate
di Charles Perrault e Marie-Catherine D’Aulnoy. Traduzione di Carlo Collodi. A cura di Nicoletta degli Innocenti.
Progetto Tethis

In ebook su Amazon, Kobo, Ibs.
Prossimamente in cartaceo.

Da autore del fantastico ho un legame forte con le favole. Le favole costituiscono una delle gambe su cui si tiene in piedi il fantasy moderno, quella più vicina alla narrazione orale – moderna, antica e forse anche primordiale – che ha emozionato tante generazioni con storie di principesse, orfani, fate, fantasmi, mostri e dragoni. Le favole sono il primo “assaggio” del fantasy che assorbiamo fin da bimbi. Ci mostra un mondo che va oltre il quotidiano, ci apre le porte dell’immaginazione e ci introduce per gradi alla comprensione del concetto di letterale e di allegorico. Senza un mondo che va oltre il nostro quotidiano, senza un confine oltre cui c’è qualcosa d’altro, la trama della realtà perde di nitidezza e di significato. Quante domande su quello che è reale sorgono dall’irreale, corrono come un ruscello di curiosità e diventano un fiume di cultura? L’immaginazione non è una fuga dalla realtà, è proprio l’immaginazione che definisce e ci permette di percepire la realtà.

Nella favola, moderna o antica che sia, c’è un fascino speciale, qualcosa che ci connette con più piani, con più livelli, ed esercita molte delle attività che la nostra mente compie o potrebbe compiere quotidianamente. Così una raccolta di favole antiche, tradotte da uno scrittore straordinario del passato e riproposte nel presente, corredate da curiosità linguistiche e storiche sia sugli originali seicenteschi che sulla traduzione ottocentesca per me è irresistibile. E’ un viaggio nel viaggio nel viaggio, una matrioska narrativa che sembra pensata apposta per prendere all’amo la mia curiosità. Non ho difficoltà a recensire quest’opera tanto delicata e raffinata, un origami narrativo in cui non si ammira solo il risultato ma anche l’ingegno di ogni particolare.

C’è un tesoro nascosto nelle favole popolari della Francia del Seicento tradotte nella Toscana dell’Ottocento da un narratore del calibro di Collodi. Un tesoro linguistico, lessicale, gergale, costituito dalla sovrapposizione dei modi di dire, dai nomi, dalle tradizioni che sono disseminati nelle storie come gemme in un forziere di dobloni. Così, oltre a ripresentarci con cura ed eleganza il testo tradotto da Collodi e a raccontarci la storia dei tre protagonisti (due autori e un traduttore), Nicoletta degli Innocenti ci guida in una caccia al tesoro, dove possiamo guardare dalla finestra la Toscana di un Collodi intento a guardare dalla finestra la Francia del Seicento e scegliere come raccontare ai suoi contemporanei quelle storie. Invece di presentarci questo straordinario lavoro di ricostruzione, storico e linguistico, in un saggio a sé, la curatrice ne fa un leggero ma corposo glossario che non mette in ombra ma dona luce al testo delle favole.

È un grande piacere per chi apprezza la parola scritta ripercorrere le favole e sbirciare dietro le quinte in questo modo. Immagino soltanto, da non addetto ai lavori, quanto possa essere prezioso questo volume agli insegnanti che presentano ai ragazzi la letteratura ottocentesca.

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