Un viaggio…

Un viaggio nella Canzone della Costa, suoni, immagini, parole
PRIMA PARTE

 

lcdc_copertineNell’immaginare il ciclo della Canzone della Costa, abbiamo contaminato il vecchio genere sword & sorcery con linguaggi e ritmi più moderni. Le vecchie e brevi storie, principalmente quelle di Leiber, Sprague de Camp, Poul Anderson, hanno incantato tre generazioni e poi sono svanite nelle nebbie con il grande successo della fantasy eroica, lasciando un’eco nel gioco di ruolo, nel cinema, nell’illustrazione.
Parafrasando il capolavoro di John Landis, riproporre racconti sword & sorcery, così fuori moda e lontani dai ritmi che governano la narrativa moderna, era un’impresa totalmente insensata e stupida, ma qualcuno doveva pur farlo. I primi racconti della Canzone della Costa sono rimasti 25 anni nel cassetto, ma negli anni altri se ne sono aggiunti e nel momento in cui abbiamo deciso di tirarli fuori era già un ciclo coerente ma eterogeneo, che saltava su e giù dall’ironia all’azione e dalla suspense al sorriso, privo di una unità stilistica come un insieme di canzoni in un concerto folk.

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Tre di Spade

Il nostro prossimo libro si intitolerà Tre di Spade e comprenderà tre racconti Sword & Sorcery del ciclo della Canzone della Costa, i primi in ordine cronologico.

E’ una Sword & Sorcery molto vicina alle origini popolari del genere, un po’ alla Fritz Leiber e Lyon Sprague de Camp. A scanso di equivoci, questa narrativa deve poco a Tolkien e alla fantasy epica e molto ai racconti di cappa e spada e alla commedia dell’arte. Presenta ambientazioni molto sfumate, dove bene e male non muovono le pedine di una scacchiera cosmica, ma  uomini e dei si fanno più o meno i fatti propri in un universo indifferente, beffardo e corrotto. Come da tradizione popolare, si dipinge una società governata dall’arbitrio del potere, dove l’unica legge è il “lei non sa chi sono io” e  l’unica arma è farsi furbi e fregare il potente con l’astuzia. La gente perbene resta lontana dal potere perché questo corrompe l’onesto e lo trasforma in un mostro.

Gli italiani dovrebbero trovarsi bene. La nostra Vadhe, la grande e corrotta città che fa da sfondo alle avventure dei tre protagonisti del ciclo, potrebbe essere una qualsiasi città italiana del Cinquecento e del Seicento. Anche senza andare indietro nel tempo, l’Italia di oggi è molto simile a una ambientazione di questo tipo, sotto certi aspetti.

Naturalmente, il cinismo e la sfiducia appartengono al genere e non a noi. Non cantiamo certo le lodi di una società priva di lacci e lacciuoli, ne facciamo uno sfondo che faccia risaltare bene l’umanità dei personaggi. Le stelle brillano di più nell’oscurità.

I racconti che vi presenteremo presto (impegni permettendo) in Tre di Spade:

Incontro a Mirozh
Di come i nostri avventurieri si incontrano in maniera per nulla casuale nella taverna di un villaggio povero e sperduto. Di dadi truccati, incantesimi e spade.

L’Oro di Vadhe
Di un furto su commissione che inizia in maniera promettente. Di uno stregone vendicativo e di un sodalizio che è soltanto all’inizio.

Rosa d’Inverno
Di una bestia la cui famelica presenza affligge un intero borgo. Di sospetto, ingratitudine, amore e morte.

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