Luce e Ombra: Interludio

sparrowhawkDi occhi indiscreti e rapaci. Di fumo, sangue e acciaio e di un amico in difficoltà nell’intervallo tra una storia e l’altra.

 

Le spade nude brillavano inquietanti alla luce dei lampioni a fiamma fatata di Vadhe. Tre lame da una parte e sei dall’altra a non più di dodici piedi di distanza: non era un confronto alla pari. Pregustando il duello, i nottambuli abituali si erano allontanati di qualche passo, quanto bastava per guardare la scena senza rischiare una coltellata. Un piccolo pubblico era affacciato alle finestre che davano sul Vicolo delle Tre Poppe, una delle strade malfamate del quartiere del porto. Qualcuno raccoglieva già le scommesse sull’esito dello scontro.

“Avete portato il riscatto?” chiese in tono ansioso il primo dei Sei agli avversari.

“Non capisco perché mai dovremmo pagarvi”, rispose la donna alta dai capelli scuri, dietro alla sciabola puntata con disinvoltura al viso del portavoce. “Rapite uno dei vostri stessi ladri e chiedete il riscatto a noi poveri indipendenti!”

“Questo traditore è amico vostro”, replicò l’altro indicando un colosso legato come una salamella di Eirlon e incappucciato con un drappo nero. “Lo avremmo già impiccato, ma visto che ha un certo valore per voi…”

“Va bene così, Llana”, intervenne il più basso dei Tre. Gettò un borsello di fronte ai Sei. “Questa è l’offerta in argento, Laban”, aggiunse. “Prendila e togliti dai piedi prima che si passi all’offerta in acciaio.”

copertina“Morlon, non erano questi i termini del nostro accordo”, protestò Laban.
Nascosta nelle ombre, la figura snella valutava il confronto con occhio professionale. I ladri delle gilde erano chiassosi e prepotenti e gli indipendenti tendevano a fare gli spacconi con altrettanto clamore. Possibile che non ci fosse più un minimo di professionalità al mondo?
“Fai qualche passo indietro, tappo d’un nordico” ordinò Laban. “E anche voi altri”.

“No, grazie” sorrise la donna. “Stiamo bene dove siamo.”

L’ultimo dei Tre, il giovane silenzioso vestito di nero e argento, sembrava fremere. Cominciò a tremare, sempre con maggior frenesia, quindi svanì in uno sbuffo di fumo scarlatto.

“Mai fidarsi delle illusioni”, brontolò Morlon alzando il suo spadone.

Quando i Sei indietreggiarono per la sorpresa, si accorsero che il loro prigioniero era sparito.
La figura nell’ombra ridacchiò tra sé e sé, giocherellando con uno stiletto dall’aria mortale. Da quando li seguiva, i tre ladri indipendenti l’avevano sorpresa spesso e qualche volta persino divertita.
La piratessa sbuffò. “Bran, il tuo affare magico è svanito!” urlò contrariata.

“Te l’avevo detto che era un trucco inaffidabile” replicò il giovane sbucando da dietro l’angolo con lo stocco in pugno.

“Un bel piano andato in fumo” commentò il terzo. “Letteralmente in fumo.”

I Sei esitarono solo qualche istante prima di ingaggiare battaglia.
Era inevitabile.
“Poco fa ho avuto di nuovo la sensazione d’essere spiato”, disse Bran mentre ripuliva con cura la spada sottile sulla camicia di uno dei cadaveri.

Llana si strinse nelle spalle. “C’è mezza Vadhe affacciata alle finestre”.

“Avremmo dovuto far pagare il biglietto”, si rammaricò Morlon. Il suo spadone era incastrato nella spina dorsale di Laban e l’ometto dovette usare tutta la sua forza per liberarlo. “Comunque questa volta il nostro aspirante druido ha colto nel segno. Mi sono sentito sotto esame anche io.”

I Tre voltarono l’angolo di scatto, ma il misterioso osservatore si era già dileguato. Rapido come il battito delle ali di uno sparviero.

 

© 2015 by Andrea Marinucci Foa and Manuela Leoni

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