A Gentile Evocazione – di Andrea Marinucci Foa

Dormivo, cullandomi nella dolce non-esistenza, quando qualche buontempone pensò bene di evocarmi.
Per prima cosa mi guardai allo specchio. Noi diavoletti possiamo parlare con noi stessi davanti agli specchi e certe volte ascoltiamo anche quello che abbiamo da dirci.
“Ciao, come ti chiami?”
“Mi hanno chiamato Giender”, mi risposi.
“E’ bruttino forte, sembra il nome di un cioccolatino.”
“Mi piacerebbe di più Prometeo, ma a Roma storpiano i nomi. Mi chiamerebbero Prome’, un nome da maionese. A questo punto mi tengo quello da cioccolatino.”
Lasciai la mia immagine a riflettere su maionese e cioccolato e guardai dalla finestra. C’era una gran folla che urlava il mio nome. Ed era quella folla che mi aveva evocato, strappandomi al dolce oblio.
Da quello che urlava la gente capii subito di essere un po’ carogna. Mi strinsi nelle spalle, dopotutto era un lavoro come un altro.
Un diavoletto carognone che deve fare?
Distruggere il mondo? Faticoso, e poi gli umani lo stanno facendo così bene da soli che sarebbe stato un peccato interferire.
Mentre riflettevo, salai il caffè di un tizio seduto al bar vicino. Giusto per fare esercizio.
Limitare le nascite, trasformando l’aspirina in pillole anticoncezionali? Con sette miliardi di umani vocianti (e spesso ululanti) in circolazione sarei stato una pessima carogna, un buon diavolo.
Avrei dovuto corrompere i bambini, forse. Ma i bambini ormai ne sanno una più del diavolo e avrebbero corrotto me. Non che un po’ di corruzione mi dispiacesse. Avrebbe fatto pandant con le corna, ma tutto sommato non avevo tempo da perdere. La folla mi incitava e dovevo fare qualcosa di terrificante al più presto. Era un dovere immorale.
Avrei disegnato parolacce in cielo con le scie chimiche. Divertente, ma poco efficace.
Avrei organizzato un complotto di omosessuali perché dominassero il mondo e convertissero tutti al sesso libero. Sì, buonanotte! Quelli sono come la sinistra. Ne metti due in una stanza e hai sette opinioni diverse.
Alla fine trovai la soluzione. La peggiore carognata di tutte, lasciare la folla urlare contro di me mentre i suoi burattinai continuavano a spremere i fedeli come limoni, a inculcare strane idee ai loro figli e a violentarli nelle parrocchie.
Ve l’avevo detto, sono un po’ carogna.

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