Il Cieco

IL CIECO di Andrea Marinucci Foa “Raccontane un’altra, Sam!” Il vecchio scosse la testa, perplesso. “Sam?” “E’ solo un modo di dire, vecchio mio”, rispose…

Hits: 9

La nota e la penna

Tra melodia e racconto spesso c’è perfetta reversibilità espressiva: storie che diventano canzone e poi di nuovo storie. La penna e la nota ci fanno sognare, entrambe.

Sein 1940
Incredibile storia, quella della minuscola isola di pescatori bretoni di Sein (Enez Sun), che rispose alla chiamata di De Gaulle nel giugno 1940: su tre vascelli 150 pescatori raggiunsero l’Inghilterra per entrare nella resistenza. Fu chiamata “un quarto della Francia”, poiché tra quei 600 francesi a farsi subito avanti un quarto venivano da Sein, uno scoglio di mezzo chilometro quadrato in mezzo al mare tempestoso che oggi non raggiunge i 190 abitanti. La leggenda vuole che una notte le donne di Sein strappassero l’isola dalle profondità del mare e la portassero a remi in Inghilterra per riunirsi con i loro uomini, quindi la riportassero all’alba al suo posto.

SEIN 1940

The Lady Leroy
E’ una antica ballata irlandese, profondamente popolare come spirito e tradizionale come tematica, l’amore di due giovani che supera gli ostacoli della differente estrazione sociale e dell’ostilità dei genitori, che si risolve nella fuga avventurosa verso nuove e lontane terre.
Contrariamente alla maggior parte delle altre ballate di questo genere, la storia d’amore su cui è centrata The Lady Leroy non finisce con lo sterminio dei protagonisti, dei loro amici e familiari e degli animali domestici (perché non resta più nessuno per accudirli): il veliero Lady Leroy arriva a Boston e i due amanti superano arditamente tutte le prove che puntualmente vengono poste sul loro percorso.

LADY LEROY

Hits: 18

Jacques Korrigan e il giorno del solstizio

Direttamente dal capitolo VII di “Jacques Korrigan a Brocéliande”…

Sul grande campo di fronte al presbiterio dell’abbazia, una ventina di persone di ogni età erano sedute sull’erba ad ascoltare una giovanissima musicista che suonava un’arpa celtica di legno scuro. La melodia si alzava nell’aria limpida della sera. Jacques sentì un brivido: era un’esecuzione della Brian Boru’s March con un’interpretazione così forte, commovente, da chiamare alla mente immagini arcaiche: il verde di un prato, uomini antichi dal viso spento e dagli occhi luminosi, il mare che urtava violentemente contro una scogliera alzando in aria una nuvola di spuma, stendardi colorati e un bodhran che scandiva un ritmo che il suono dell’arpa evocava e guidava con maestria. Ascoltò in silenzio, finche la marcia non terminò e le sensazioni che essa aveva creato dal nulla non cominciarono ad affievolirsi.
“Non mangi?” gli domandò Leo.
“Oh, sì. Il panino”, rispose Jacques. “Ero preso dalla musica.”
“Canti tradizionali per turisti?” cercò di indovinare Sarah.
“No, Brian Boru’s March è una marcia funebre. E’ tradizionale sì, ma è irlandese. E quei tipi lì non sono turisti comuni. Quell’uomo con le basette deve essere gallese, e anche quegli altri due accanto a lui. No, non è un intrattenimento turistico, questa è una festa per il solstizio. E una festa del solstizio che si tiene ai margini di Brocéliande, per giunta!”

Hits: 21

Tre di Spade

Il nostro prossimo libro si intitolerà Tre di Spade e comprenderà tre racconti Sword & Sorcery del ciclo della Canzone della Costa, i primi in ordine cronologico.

E’ una Sword & Sorcery molto vicina alle origini popolari del genere, un po’ alla Fritz Leiber e Lyon Sprague de Camp. A scanso di equivoci, questa narrativa deve poco a Tolkien e alla fantasy epica e molto ai racconti di cappa e spada e alla commedia dell’arte. Presenta ambientazioni molto sfumate, dove bene e male non muovono le pedine di una scacchiera cosmica, ma  uomini e dei si fanno più o meno i fatti propri in un universo indifferente, beffardo e corrotto. Come da tradizione popolare, si dipinge una società governata dall’arbitrio del potere, dove l’unica legge è il “lei non sa chi sono io” e  l’unica arma è farsi furbi e fregare il potente con l’astuzia. La gente perbene resta lontana dal potere perché questo corrompe l’onesto e lo trasforma in un mostro.

Gli italiani dovrebbero trovarsi bene. La nostra Vadhe, la grande e corrotta città che fa da sfondo alle avventure dei tre protagonisti del ciclo, potrebbe essere una qualsiasi città italiana del Cinquecento e del Seicento. Anche senza andare indietro nel tempo, l’Italia di oggi è molto simile a una ambientazione di questo tipo, sotto certi aspetti.

Naturalmente, il cinismo e la sfiducia appartengono al genere e non a noi. Non cantiamo certo le lodi di una società priva di lacci e lacciuoli, ne facciamo uno sfondo che faccia risaltare bene l’umanità dei personaggi. Le stelle brillano di più nell’oscurità.

I racconti che vi presenteremo presto (impegni permettendo) in Tre di Spade:

Incontro a Mirozh
Di come i nostri avventurieri si incontrano in maniera per nulla casuale nella taverna di un villaggio povero e sperduto. Di dadi truccati, incantesimi e spade.

L’Oro di Vadhe
Di un furto su commissione che inizia in maniera promettente. Di uno stregone vendicativo e di un sodalizio che è soltanto all’inizio.

Rosa d’Inverno
Di una bestia la cui famelica presenza affligge un intero borgo. Di sospetto, ingratitudine, amore e morte.

Hits: 24