L’Agenzia

L’Agenzia
di Andrea Marinucci Foa

“Con calma, signor Muller”, disse la segretaria, posandogli sul polso una mano dalle lunga dita affusolate. “Respiri profondamente, conti fino a dieci e mi spieghi la situazione in modo distaccato.”
“In realtà non vi serve conoscerne il motivo, vero?” Muller era un uomo grasso, dal viso rubicondo e con una folta capigliatura color topo.
“No, non è necessario. Ci servono soltanto il nome e una fotografia recente, per cominciare. Poi, se vuole stabilire lei i dettagli del… lavoro… dovrà pagare il sovrapprezzo di cui abbiamo parlato al telefono.”
“Ma è sicura che ne uscirò pulito, signorina?”
“Pulito come dopo un giro in lavastoviglie, signor Muller”, garantì la segretaria con un sorriso rassicurante. “Perché non mi dice come vorrebbe far fuori il bastardo?”
“Con dei colpi di pugnale?” propose il grassone con voce incerta.
“Non è un po’ banale?” Gli occhi della donna brillavano di malizia.
“Mi dia un suggerimento…”
“Legato e spinto dentro una trebbiatrice? Tagliuzzato e gettato agli squali? Lanciato giù dal dodicesimo piano di un palazzo?”
“Oh, sì. La trebbiatrice mi piace!” esultò Muller.
“Allora sarà una trebbiatrice. Mi lasci il nome e la foto”, gli ricordò la segretaria.
“E per il saldo?”
“Le invieremo un messaggio quando il lavoro sarà completo; lei eseguirà un bonifico bancario e saremo pari.”
“Tutto qui?”
“Deludente, vero? Si sarebbe aspettato uno scambio di buste in un parcheggio sotterraneo? Mi creda, il bonifico è la soluzione migliore.”

Muller stava sorseggiando un Martini su una sdraio in riva al mare. Era passato soltanto un mese da quando aveva commissionato quel lavoro, ma controllava il cellulare ogni ora con un sorriso d’anticipazione. Proprio mentre guardava due gabbiani volteggiare energicamente sulle onde, udì il bip dello smartphone. Quasi fece cadere il Martini per prendere il telefono dalla tasca dei pantaloncini. Guardò i messaggi in entrata e selezionò l’ultimo con le mani che tremavano. Il messaggio che aspettava era arrivato. Si sforzò di respirare profondamente e contò anche fino a dieci, prima di aprirlo.

“Egregio signor Muller. Il lavoro è stato eseguito come da accordi. In coda, troverà le istruzioni per il versamento del compenso.
Cordiali saluti.
Helen Kendall, KHD inc. – Seattle.

Estratto da pagina 22, “L’ispettore Mills e il mistero di Green Hills”
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L’ispettore Mills fissava la gigantesca macchina con un brivido di puro raccapriccio. Quale mente folle e depravata avrebbe mai potuto escogitare una morte tanto atroce? Quel povero imbroglione da quattro soldi, John Koeing, aveva azzannato la preda sbagliata, questa volta. Quell’ometto viscido dalla faccia da scimmione era stato legato e gettato vivo nella trebbiatrice! La sua fine era giunta presto, ma in maniera orribile. Mills si tolse il cappello. Che Dio avesse pietà dell’anima fetida di quel malcapitato!
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Seguono estremi per il bonifico di 119,99 USD.”
Muller si concesse un sorriso. Ah, grande invenzione le agenzie di uccisione letteraria!

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