Diario di viaggio, parte seconda

La cronaca semiseria di un autore alle prese con il viaggio di Darwin.

index_clip_image002Darwin e gli osti sudamericani è un pezzo di teatro. Non l’ho scritto io, l’ha scritto lui e io mi limito a tirarlo fuori dal suo libro e a farlo vedere.

Chi ha viaggiato in modo “avventuroso” lo sa già. Ci sono due comodità irrinunciabili quando vai alla ventura in zone già esplorate prima. La prima è la cartina. Quando ti perdi o sei in dubbio, c’è la carta geografica. Se parli il suo linguaggio te la cavi sempre. Il viaggiatore esperto non si riconosce dalle scarpe o dallo zaino. Si riconosce perché sa ripiegare la cartina al primo colpo.
La seconda è l’oste. Uso il termine “oste” come simbolo di tutta la famiglia estesa dei gestori di locali dove si mangia e si beve: ristoratori, trattori, tavernieri, locandieri. Quando hai viaggiato tutto il giorno, ti fanno male tutti i muscoli del corpo, persino le dita (con cui hai ripiegato la cartina cento volte), sei stanco morto e affamato come un coccodrillo tenuto a dieta vegan per una settimana. Arranchi con le ultime forze, vedi le case il lontananza e quando trovi l’oste sei salvo.

Ora, Darwin non è Indiana Jones. Gli scienziati del Beagle viaggiano con i servi al seguito. Ma quando vanno a cavallo e a piedi una giornata intera sono stanchi anche loro. Puzzano come caproni tibetani, gli fa male tutto e hanno fame. Si trascinano alla prima osteria. Hanno l’agilità di un bradipo, ma lo stomaco di una tigre dai denti a sciabola.

Darwin parla tanto degli osti e visto che non è uno che chiacchiera a caso, e che addirittura si ricorda a distanza di molti anni dove si mangia bene e quanto si spende, il suo incontro con la ristorazione sudamericana riveste per lui una certa importanza.

Gli osti sono la punta di diamante della civilizzazione. Sono sempre avanti. Quelli che incontra Darwin sono addirittura centocinquanta anni avanti. Guardano i valorosi scienziati e nobili esploratori di Sua Maestà e cosa vedono? Dei turisti. Un secolo e mezzo prima dell’industria del turismo! Darwin è sbalordito e divertito dagli osti. Si imbatte nel relativismo culturale, trattando con gli osti. Gli esploratori inglesi hanno fame, chiedono ripetutamente da mangiare, insistono. Quanto ci vorrà per la cena? L’oste si secca e risponde “la cena sarà pronta quando sarà pronta”. Questa frase resterà scolpita nella memoria di Darwin. Un inglese del 1831 non se la aspetta, si aspetta una giustificazione, una parola di scusa. Ma l’oste vede solo un turista, sta facendo il suo lavoro e il turista aspetta. “Se non volete aspettare, potete andare altrove”. E lì, i valenti esploratori alzano bandiera bianca.

E’ normale per noi. Ma immaginate la faccia di Darwin alle prese con la filosofia della ristorazione del ventesimo secolo, in un posto sperduto del Brasile. E’ teatro. Quando Darwin anziano lo scrive nell’autobiografia ancora gli viene da ridere.

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