Il Cieco

IL CIECO
di Andrea Marinucci Foa

“Raccontane un’altra, Sam!”
Il vecchio scosse la testa, perplesso. “Sam?”
“E’ solo un modo di dire, vecchio mio”, rispose la voce giovanile nell’oscurità eterna.
L’anziano allungò la mano cercandolo. L’altro gliela prese e la portò al suo volto: aveva un viso perfetto, da statua greca, liscio e tiepido; i lineamenti regolari e una bocca atteggiata a un sorriso pieno di aspettative.
“Si sta facendo tardi, caro ragazzo”, rispose il cieco. “Appena tornerà Didi dovrò andare a casa”.
Un rumore tintinnante lo interruppe. “Un’altra storia, anche breve, poi ti lascerò in pace.”
“Sì, vecchio. Racconta ancora e ti verserò un calice di vino!” Lo incitò una voce più profonda.

CONTINUA A LEGGERE

Hits: 4

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Il Cieco

IL CIECO
di Andrea Marinucci Foa

“Raccontane un’altra, Sam!”
Il vecchio scosse la testa, perplesso. “Sam?”
“E’ solo un modo di dire, vecchio mio”, rispose la voce giovanile nell’oscurità eterna.
L’anziano allungò la mano cercandolo. L’altro gliela prese e la portò al suo volto: aveva un viso perfetto, da statua greca, liscio e tiepido; i lineamenti regolari e una bocca atteggiata a un sorriso pieno di aspettative.
“Si sta facendo tardi, caro ragazzo”, rispose il cieco. “Appena tornerà Didi dovrò andare a casa”.
Un rumore tintinnante lo interruppe. “Un’altra storia, anche breve, poi ti lascerò in pace.”
“Sì, vecchio. Racconta ancora e ti verserò un calice di vino!” Lo incitò una voce più profonda.

Il vecchio annuì e si avvolse nel mantello. “La barbara terra oltre le Colonne d’Ercole e a settentrione, su per le coste frastagliate battute dal vento e schiaffeggiate dalle alte onde spumose del mare dei celti, venne invasa dal popolo grigio dell’aquila, le cui armate erano innumerevoli come granelli di sabbia su una spiaggia e in procinto di annettere tutti i lontani reami del nord. Con carri ricoperti di metallo e uccelli stridenti che lanciavano fuoco i guerrieri dell’aquila si gettarono sul fiero popolo del gallo, che capitolò all’invasore non senza eroiche battaglie. Esule sulla grande isola a settentrione, Karlos del gallo strinse patti d’alleanza con i popoli dell’alba e chiamò il suo popolo a passare il tratto di mare con imbarcazioni di fortuna, per unirsi in un grande esercito.”

Al vecchio venne messo in mano un calice di vino. Lo sorseggiò, concentrato sulla sua storia.

“La primavera era alla fine e l’estate si affacciava timida, quando le parole del grande capo in esilio giunsero sulle ali del vento sulle coste del paese del gallo. Una delle isole più piccole, battute dalle onde del mare in tempesta e abitata da una stirpe di poveri pescatori, fu tra le prime a ricevere le parole di Karlos. Sein, questo il nome dello scoglio dei pescatori, fornì le tre navi: Zenith, la Regina del Mare e la Regina della Pace che portarono tutti gli uomini validi, centocinquanta in tutto, ad unirsi con i patrioti. All’inizio dell’estate i guerrieri coraggiosi che si erano radunati sulle sponde dell’isola dell’alba erano seicento e quando Karlos li passò in rassegna chiedendo loro da dove provenissero, si sentì rispondere tante e tante volte ‘dall’isola di Sein’ che affermò divertito che quella minuscola perla di terra nell’oceano, era un quarto dell’intero reame!”

Bevve ancora dal calice, prima di posarlo cautamente a terra e lanciarsi nella conclusione.

“Molto tempo sarebbe occorso prima che la terra del gallo si liberasse dai suoi invasori, molte epiche battaglie e innumerevoli drammatiche perdite sarebbero state necessarie a scacciar via il brutale tallone che schiacciava la libertà dei reami del nord; oltre venti dei valorosi figli di Sein sarebbero morti per la libertà del loro popolo. Ma se gli uomini di Sein si dimostrano indomiti, le loro donne non furono da meno. Si narra che per ricongiungersi con i loro cari, la sera esse strappassero l’isola dal fondo del mare e attraversassero il mare con la sola forza dei remi, per poi tornare all’alba nella posizione d’origine! E così seppur qualcuno creda che l’uomo mostri coraggio e iniziativa per il timore degli Dei immortali, è l’onore verso se stessi e l’amore per propri cari a governare caparbiamente l’umana sorte.”

Il vecchio abbassò il capo, per sottolineare in modo teatrale che la storia era terminata. Il silenzio solenne si ruppe e il vociare della folla riprese istantanemante, come per magia. Molti astanti posarono uno dopo l’altro la mano sulla spalla del vecchio, in un applauso tattile e caloroso, e fecero cadere delle monete sulla sacca aperta davanti a lui.

“Nonno, nonno”
Il vecchio sorrise. “Didi! Hai sentito la storia?”
Lei lo prese sottobraccio e gli porse la sacca delle monete. La sua voce argentina sembrava giungere direttamente al cuore senza neppure passare per le orecchie. “Sì, nonno: sono arrivata all’inizio del tuo racconto.”
Si incamminarono lentamente, facendosi strada nella folla del mercato. “Con quello che hai ricavato dalla storia di ieri ho comprato dell’agnello, delle olive, del pane e persino del formaggio e della retsina.”
Il vecchio inspirò il profumo dei fiori. Evidentemente stavano passando di fronte al banco di un fioraio. “Questa primavera sembra non finire mai, Didi.”
“E’ soltanto all’inizio”, rise lei. “Durerà ancora molto a lungo, nonno.”
“Dovresti smettere di perdere tempo con me, e dedicarti a trovare marito, prima che la bellezza abbandoni il tuo viso. Io non sono davvero tuo parente, nonostante l’amorevole cura che mi dimostri.”
“Che ne sarebbe di te?”
“Oh, mia cara figliola, viviamo in un luogo e in un tempo in cui anche un vecchio menomato si nutre del rispetto delle persone per bene!”
Lei rise ancora. “Caro nonno, accudirti mi pesa come il petalo di una rosa e, come ti ho già detto, questa primavera sarà ancora molto lunga. Ora devi riposare, affinché nuove storie nutrano il tuo spirito in sogno.”

“Possiamo disfare questo mercato, per oggi, zio Nino?”, chiese il giovanotto.
L’uomo barbuto sorrise. Gettò via il calice, alzò una mano e lo spiazzo si vuotò istantaneamente. L’erba crebbe e si bagnò di rugiada, quindi cominciarono a spuntare timidamente le margherite e farfalle dai colori dell’arcobaleno scesero zigzagando dal cielo di mezzogiorno.
Dioniso si accarezzò la barba per un istante. Alzò gli occhi verso lo splendore immortale del monte Olimpo, ma i suoi pensieri aleggiavano ancora attorno alla vicenda che aveva narrato Omero. “Ermes, non ti sembra strano che con tutto il nostro potere siamo costretti a guardare il mondo attraverso il cuore di un uomo cieco?”

 

 

NOTA DELL’AUTORE

La storia che nel racconto viene narrata da Omero è una libera interpretazione della vera storia (e della vera leggenda) dell’isola di Sein. Ma ne ho già parlato…

Hits: 9

One Reply to “Il Cieco”

  1. Bella idea sviluppata con ironia e profondità, è però il non detto, dove si evidenzia una splendida versione olistica dello spazio-tempo, che immette in una visione molto più ampia di quella limitata al racconto. in questo modo perfino la scena finale aquista una nota di realtà possibile. Pur mascherata, si tratta di grande fantascienza.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.