Il D-Day ne “I Guardiani dei Mondi”

Oggi è l’anniversario del D-Day, quindi ci sembra opportuno ricordarlo a modo nostro, con una piccola anteprima del nostro nuovo racconto dell’universo di Jacques Korrigan, i Guardiani dei Mondi.

Base RAF, North Witham – Lincolnshire (UK)
5 giugno 1944

La base militare era affollata. Il lancio era stato rinviato a causa del cattivo tempo e ognuno viveva quelle ore di attesa con emozioni diverse. Lo sbarco in Normandia sarebbe stata l’operazione chiave, quella che avrebbe permesso di vincere la guerra nell’arco di mesi invece che di anni.
Mentre il paramedico gli stringeva la benda sul polso, Mike stringeva i denti per non urlare. Era un uomo gracile, dagli occhi blu come il mare e i capelli neri che sbucavano appena sotto l’elmetto.
“Non è nulla di grave, ragazzo. Ma hai fatto bene a fartelo sistemare”, gli disse l’uomo. Era grande e corpulento, ma la sua era una forza gentile. Il suo viso dai lineamenti marcati da americano nativo era illuminato da un sorriso rassicurante.
“Perché si stanno dipingendo in quel modo?” gli chiese Mike. Il paramedico seguì il suo sguardo. Due soldati che ostentavano un taglio mohawk si stavano dipingendo a vicenda sul viso una pittura di guerra.
L’uomo si strinse nelle spalle. “Buon augurio?” tirò a indovinare.
“Mi piacerebbe averne uno anche io. Uno vero, però.”
“E perché pensi che dovrei dipingerlo io? Se voi della centounesima volete giocare a fare gli indiani…”
“Da come la vedo, amico, è un modo per onorare la tua gente. Che non c’entra nulla con la vecchia Europa, ma è qui lo stesso.”
“La mia gente, la tua gente… E’ gente e basta. Non è questo il vero motivo per cui siamo qui tutti quanti? Se questa terra è assediata da un grande pericolo, tutte le terre sono assediate.”
“Anche le terre degli spiriti?”
Il paramedico lo fissò. “Che cosa ne sai delle terre degli spiriti?”
Mike scosse la testa. “Poco o nulla, non volevo offenderti.”
Lo sguardo dell’uomo sembrava frugargli dentro. Mike provò l’impulso di ritirarsi, ma lo fissò a sua volta con caparbietà.
“Questi nazisti sono un pericolo per tutti. Le terre sono separate ma anche unite, il male di questa ha un’eco nell’altra e alla fine l’infezione passa la barriera e si estende”, spiegò con gentilezza. “Bisogna fermarlo qui e ora.”
“La farai? La pittura di guerra, intendo.”
“Non hai bisogno di una pittura di guerra. Ti dipingerò qualcos’altro”, disse l’uomo. “Un corvo nero, perché questo sarebbe il nome che la mia gente ti avrebbe dato ed è un simbolo che gli spiriti riconosceranno.”
“Hai fatto, Donovan?” intervenne un terzo uomo dal viso torvo. Portava i gradi di caporale.
“Cinque minuti e te lo lascio”, garantì il paramedico.
“Ha fretta di farsi sparare dai crucchi”, scherzò Mike, quando il caporale si fu allontanato. “Perché mai pensi che i tuoi spiriti dovrebbero interessarsi a me?”
“Sono successe cose più strane”, rispose il paramedico con un sorriso negli occhi neri.

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