Delle disavventure di un allievo scapestrato intenzionato a superare un esame a pieni voti. Della involontaria profezia di una giovane donna dai capelli color miele. Di stravaganti numi che saccheggiano i mondi alla ricerca di storie per il loro divertimento.
Nel mutevole, colorato e caotico mondo degli Dei pochi erano i punti di riferimento stabili e certi. Oasi di ordine in una mare in tempesta, la taverna di Orlo era sempre uguale a se stessa, piena di numi, spiritelli, ninfe e immortali. Lì fervevano le tre attività preferite degli Dei: litigare furiosamente, discutere indefinitamente e vantarsi irrefrenabilmente. Ma come spesso accade in consessi fortemente ispirati dallo spirito (sia esso alcolico o santo) a un certo punto la confusione si spegneva e il silenzio prendeva il sopravvento. Allora, come se ci fosse stato un segnale prestabilito, gli avventori si trasformavano in pubblico e l’oste tesseva le sue storie.
Perché Orlo non era solo il Dio degli osti e dei tavernieri, ma il nume tutelare dei cantastorie, dei bardi, dei teatranti e degli scribacchini. E quella sera aveva preparato una storia fuori dall’ordinario.
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